Nuove indagini nel mondo della poesia - MAGGIO e GIUGNO 2022

Rubrica: “PER QUESTO MARE, POESIANDO, NAVIGARE”

Le indagini poetiche - Maggio - Giugno 2022

In questa edizione leggerai qualcosa di Beniamino Gigli, Giosuè Carducci, Gianni Rodari, Gabriele D'Annunzio e Giovanni Verga.





I minuti passano, le ore e anche i giorni. Ma il cuore è sempre pieno, anche se spesso non ce ne accorgiamo. E come mai lo è? Sicuramente grazie alle persone che vi attorniano, le persone che vi amano. E a maggio c’è stata la festa della Mamma. Ovunque ella sia, si dice che la mamma è sempre la mamma. Il nostro viaggio comincia proprio da qui, dedichiamo alla sorgente della vita quella che è una canzone impregnata di testo poetico, divenuta oramai iconica.
È la canzone “Mamma”, interpretata per la prima volta nel 1940 da Beniamino Gigli. Ne leggiamo un estratto.




Beniamino Gigli - Mamma

Mamma, son tanto felice
Perché ritorno da te
La mia canzone ti dice
Che è il più bel sogno per me
Mamma, son tanto felice
Viver lontano perché
Mamma, solo per te la mia canzone vola
Mamma, sarai con me, tu non sarai più sola
Quanto ti voglio bene
Queste parole d'amore
Che ti sospira il mio cuore
Forse non s'usano più
Mamma, ma la canzone mia più bella sei tu
Sei tu la vita
E per la vita non ti lascio mai più


Il viaggio di oggi è atipico, meno legato alle rime e un po’ più orientato agli eventi. Accompagnati dalla mano della mamma, iniziamo a camminare, a parlare, ad ascoltare quello che accade intorno a noi, ad immergersi nel mondo! Comincia un nuovo mese, giugno, e dovremmo andare da soli e farci “emozionare” o “addolorare” da ciò che ci colpirà. Carducci ci dona le parole che descrivono meglio questi speciali trenta giorni.




Giosuè Carducci - Giugno

È il mese dei prati erbosi e delle rose;
il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare.
Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano
sui muri delle case. Nei campi, tra il grano,
fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri
fiammanti e la sera mille e mille lucciole
scintillano fra le spighe.
Il campo di grano ondeggia al passare
del vento: sembra un mare d’oro.
Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora
pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche.


È un mese particolare, iniziano i primi caldi, l’odore dell’estate che sta per giungere e la frizzantezza della primavera lascia spazio lentamente all’esplosione di piante e fiori nei campi. Il 2 giugno c’è la Festa della Repubblica, una festa che spesso è solo elogiata con le parole d’occasione. La Costituzione andrebbe difesa nei fatti, da ognuno di noi. Il Paese è nostro, così come il futuro.




Articolo 11

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.


Il mese avanza e le gioie dei primi giorni lentamente svaniscono, ci abbandonano, così come le forze. Ci sentiamo conquistati da un “mostro” che ci sfianca, ci rende “vuoti”. E qui abbiamo bisogno di qualcosa che ci risollevi, una scossa! Avete pensato ad un pic-nic forse? Il 18 giugno è la giornata mondiale del pic-nic! Ne approfitteremo sicuro quel giorno o in questo periodo, in certe giornate sentiamo che sia il periodo perfetto. E Gianni Rodari, con il suo racconto Il picnic sull’erba, ci accompagna a tornar bambini e ad aver voglia di “evadere”.




Gianni Rodari - Il picnic sull'erba

La famiglia Zerbini, dopo aver fatto picnic sui prati, si prepara a rientrare in città. Il signor Zerbini, che è amante della natura e dell'ordine, raccomanda agli altri Zerbini (la moglie e i figli) di non lasciare in giro cartacce: - Sistematele per benino.
Non tutte in un mucchio.
Guardate in quel cespuglio: non ci avete messo neanche un bicchiere di carta.
Su su, che ogni albero abbia la sua parte.
Non facciamo parzialità. I tovaglioli sporchi lì, sotto quella quercia.
e bottiglie vuote sotto quel castagno
Così: oh, che bello! Le bottiglie vuote sono tre: una di birra, una di aranciata e la terza di acqua minerale. Ai piedi del castagno fanno un delizioso gruppetto.
I bambini vorrebbero farci un po' di tiro a segno con le pietre, ma purtroppo non c'è tempo: bisogna infilarsi nell'auto con la radio a tutto volume, salutare i boschi e i prati con un gaio strombettio e ripartire per la città.


Che bello partire, che brutto tornare, a volte tocca anche lavorare. In questo periodo nei campi si seminano tante piante diverse, si zappa, si rincalzano le radici, si cura la crescita delle piccole. E il Vate D’Annunzio celebra i “Seminatori”.




Gabriele D’Annunzio - I seminatori

Van per il campo i validi garzoni
guidando i vuoi dalla pacata faccia
e, dietro quelli, fumiga la traccia
del ferro aperta alle seminagioni.

Poi, con un largo gesto delle braccia
spargon gli adulti la semenza, e i buoni
vecchi, levando al cielo le orazioni
pensa a frutti opulenti, se a Dio piaccia.
Quasi una pia riconoscenza umana
oggi onora la terra! Nel modesto
lume del sole, al vespero, il nivale


E giunti alla fine del sentiero di questo mese, ci appoggiamo un po’ sul letto per pensare e goderci la frescura. Le sere di giugno hanno un fascino particolare e ci invitano a girare lo sguardo a 360 gradi. Verga, pensaci tu a portarci per queste valli ad ascoltare il suono della vita.




Giovanni Verga - Sere di giugno

La luna doveva già essere alta dietro il monte
Tutta la pianura, allo sbocco della valle, era illuminata da un chiarore d'alba.
A poco a poco al dilagar di quel chiarore, anche nella costa cominciarono a spuntare i covoni raccolti in mucchi, come tanti sassi posti in fila.
Degli altri punti neri si muovevano per la china, e a seconda del vento giungeva il suono grave e lontano dei campanacci che portava il bestiame grosso, mentre scendeva passo passo verso il torrente.
Di tratto in tratto soffiava pure qualche folata di venticello più fresco dalla parti di ponente e per tutta la lunghezza della valli udivasi lo stormire delle messi ancora in piedi.