Nuove indagini nel mondo della poesia - FEBBRAIO 2024

Rubrica: “PER QUESTO MARE, POESIANDO, NAVIGARE”

Le indagini poetiche - Febbraio 2024

In questa edizione leggerai qualcosa di Jorge Luis Borges, William Blake, Giuseppe Ungaretti, Erri De Luca e Maria Letizia Del Zompo.





Benvenuto in questo viaggio nel mese di febbraio dove parleremo di tempo, felicità, guerra, naufragi, speranza, vita. Un viaggio duro, complicato ma che ci lascerà tanto e ci lascerà con dei punti sospensivi. Continuare toccherà a noi.
Il tempo è eterno? La risposta è un NO? La felicità esiste su questa terra? La risposta è un FORSE? Ci sono momenti nei quali pensiamo che il tempo sia infinito. Stiamo baciando il nostro amore. Siamo sulla cima di una montagna. Siamo distesi su un prato d’erba o un prato di foglie. Ma il tempo finisce, abbiamo una data di scadenza così come ci viene mostrato nel geniale film “Dio esiste e vive a Bruxelles”.
Peccato che noi non siamo a conoscenza di questa informazione e allora dobbiamo vivere ogni attimo come fosse l’ultimo senza però rischiare di “cadere” in un facile egoismo. Tutto deve seguire il filone “qual è il senso della vita?”.




Jorge Luis Borges – Contano i legami

Non sai bene se la vita è viaggio,
se è sogno, se è attesa, se è un piano che si svolge giorno
dopo giorno e non te ne accorgi
se non guardando all’indietro. Non sai se ha senso.
In certi momenti il senso non conta.
Contano i legami.


Per Borges contano tutti i legami e le connessioni che si creano con le persone che s’incontrano lungo il viaggio “vita”, conoscendo i loro percorsi, le loro storie, le loro debolezze, i loro sogni. Tutto ciò è fondamentale per capire sé stessi e comprendere il senso della vita.
Il senso della vita potrebbe essere nascosto nell’eternità?




William Blake - Eternità

Vedere un Mondo in un granello di sabbia,
e un Cielo in un fiore selvatico,
tenere l’Infinito nel cavo della mano
e l’Eternità in un’ora.


Tutto può essere racchiuso anche in un’ora, un minuto, un secondo. E se vi dicessi che per qualcuno il tempo non esiste se non al presente? E se vi dicessi che per qualcuno la felicità è sperare di non essere bombardato? E se vi dicessi per dei popoli al mondo, la speranza di non essere bombardati è morta mentre è viva solo la speranza di trovare l’ospedale ancora integro dopo esser stati feriti? Stiamo parlando della guerra così indefinibile per quanto brutta possa essere. Nessun aggettivo riesce a descrivere bene la guerra. Forse solo la parola “ORRORE” le diviene un sinonimo. Torniamo indietro, al 27 agosto 1916, dinanzi a quell’albero che ispirò Giuseppe Ungaretti e la sua mano.
Scrisse così dei versi epici che racchiudono la crudezza della guerra.




Giuseppe Ungaretti - San Martino del Carso

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

È il mio cuore
il paese più straziato


La guerra è sempre uguale, porta via tutto e non cambia mai nei secoli. Avete presente quella persona che non vedete da tanti anni? Poi d’improvviso, sul corso della città, la avvistate da lontano e pensate: “Guarda chi c’è! Non è cambiato di una virgola!”. Le ultime recenti guerre ci stanno mostrando questo strazio. Ucraina e Palestina. Ma sapete in quanti altri paesi si combatte? Siria, Nigeria, Iraq, Yemen, Etiopia, Kashmir, Sudan, Somalia, Mozambico, Colombia, Haiti. E ce ne sarebbe ancora tanti da menzionare. Ci sarà mai la pace? Una domanda che ha valenza utopica? Un sogno che mai diverrà desiderio?
Nel mondo il tempo ha tanto valore e c’è chi per un sogno di cambiamento, rischia la vita.
Succede negli sbarchi in Italia, Spagna, Grecia ma succede anche all’isola di Mayotte. Dove si trova? Tra il Mozambico e il Madagascar. È l’unica isola dell’arcipelago delle Comore ad essere stata annessa alle Repubblica Francese dal 2011. C'è chi prova a raggiungere quest'isola di 376 km² sperando di trovare la felicità. Una vera e propria strage dell’immigrazione su una delle rotte più “tentate” e alla fine più letali del globo terrestre.




Erri De Luca - Naufragi

Nei canali di Otranto e Sicilia,
migratori senz’ali, contadini di Africa e di oriente
affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci s’impiglia sul fondo,
il pacco dei semi si sparge nel solco
scavato dall’ancora e non dall’aratro.
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.


In questa meravigliosa poesia, Erri De Luca ci parla della nostra terra Italia, dei canali usati da africani e orientali per raggiungerla, della difficoltà e della morte.
Ma questa poesia è universale, basta cambiare i nomi dei luoghi. E la poesia non racconta più la tragedia europea ma la tragedia africana. Allora la tragedia è universale come la poesia?




Erri De Luca - Naufragi(MODIFICATA)

Nei canali di Otranto (Mozambico) e Sicilia (Madagascar),
migratori senz’ali, contadini di Africa e di oriente (Comore)
affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci s’impiglia sul fondo,
il pacco dei semi si sparge nel solco
scavato dall’ancora e non dall’aratro.
La terraferma Italia (Francia) è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.


La disperazione nasconde nel cuore un fuoco di speranza ed è così che ci si muove rischiando la vita per un futuro migliore nonostante, stesso noi, diciamo che non è tutto oro quello che luccica.
Ma allora sono pazzi? No. Vivono la disperazione e nella disperazione. Se non vi è chiaro il significato di disperazione, eccovi alcuni sinonimi: afflizione, sconforto, strazio, dolore, avvilimento, abbattimento, smarrimento, sgomento, ansia, angoscia. Non vivono più e cercano un’ultima via di salvezza. Si direbbe “o la va o la spacca”.
Nella poetica di Maria Letizia Del Zompo ritroviamo la forza di partire e la speranza di arrivare. Con dolci e esatte parole, riusciamo ad immedesimarci nel “partente” e sale un’angoscia nel cuore.




Maria Letizia Del Zompo – La speranza
Dal libro di poesie: “Passi. Versi di un incontro” (Nulla die 2017)

Ne ero certa.
Sarei annegata.
Troppo alte le onde
troppo piccola la nave
troppo lontana la costa
troppo spaventata la mente.
C’era un odore di fine
ed era estraniante il sollievo.
Finalmente smettere di lottare
di disperare
di soffrire.
Ma qualcosa dentro
si dimenava in agonia
e non riusciva a morire.
Era la speranza.
La speranza
è un dolore che non si arrende.


Qui si conclude il nostro viaggio. Potremmo dire che non ci ha portato da nessuna parte. O ci ha portato in troppi posti? Siamo partiti quasi senza volerlo, abbiamo toccato tante possibili mete senza che nessuna sia diventata mai casa. Abbiamo sperimentato com’è essere naufraghi tra le parole.

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